Kabukimonogatari Mayoi Castle

Traduzione a cura di @IlFavolosoTarlo
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Breve storia scritta dal punto di vista di Hachikuji e pubblicata sul quotidiano giapponese Yomiuri Shinbun, successivamente raccolta nell’edizione Blu-ray di Onimonogatari.

In ogni racconto di questo “Yomiuri Monogatari” due personaggi della saga discutono su di un libro famoso, usandone il contenuto come spunto per affrontare temi riguardanti le filosofie di vita.

Questa serie di racconti non ha cronologie precise, ma con “Mayoi Castle” abbiamo superato la First Season (Mayoi qui parla di come Araragi sia già “morto” molte volte), perciò prendete Kabukimonogatari (Mayoi Jiangshi) come serie di riferimento.


Lucy Maud Montgomery è ben nota come l’autrice di “Anna dai capelli rossi”, ma questa mattina parliamo di qualcosa di “blu” invece che di qualcosa di “rosso” come i capelli di Anna. In pratica parleremo della storia con protagonista Valancy Stirling: Il castello blu.

“L’hai già letto, Araragi?”

“Il castello blu? In realtà, Hachikuji, mi dispiace essere un cattivo studente ma non ne ho mai nemmeno sentito parlare fino a poco fa.”

Araragi aveva risposto dopo averci pensato per qualche istante. Anna dai capelli rossi è un libro così famoso che non molte persone riconoscerebbero Il castello blu, qui in Giappone.

“Sono un po’ imbarazzato ad ammetterlo, ma delle opere di Montgomery ho letto solo Anna dai capelli rossi. Credo che Senjougahara invece abbia letto solo Le Cronache di Avonlea, anche se ha l’abitudine di leggere qualsiasi cosa.”

“Che tipo di lettrice è?”

Immagino che in giro ci siano tutti i tipi di strani lettori onnivori.

Iniziai a spiegare la trama del castello blu ad Araragi.

“Allora, la protagonista è una donna di ventinove anni di nome Valancy Stirling, con un potere di immaginazione che si potrebbe dire rivaleggi persino con quello di Anne Shirley.”

Nota: Anne Shirley è la protagonista di Anna dai capelli rossi.

“Non sarebbe piuttosto brutto avere un’immaginazione come Anne Shirley a ventinove anni…?”

“Un giorno alla signorina Stirling viene detto dal suo medico che le resta solo un anno di vita, e da lì la storia parla di come una donna per tutta la vita oppressa da famiglia e parenti sceglie di vivere il resto di quello che le rimane.”

Avevo ignorato il commento di Araragi. Comunque, non è la recensione di un libro, quindi non c’era bisogno di continuare l’introduzione. (Non spiegherò nemmeno perché il titolo del libro è Il castello blu). Decisi invece di fare una domanda ad Araragi:

“Cosa faresti se ti dicessero che ti resta solo un anno di vita?”

“Eh? Che vuoi dire?”

“Ho capito che sei sempre a un passo dal finire male, ma quello che ti sto chiedendo è cosa faresti se potessi sopravvivere per un anno intero.”

“Gli hai dato un senso completamente diverso. Mmh..”

“Chissà”. Disse Araragi-san con le braccia incrociate. Una delle cose belle di lui è che prende sempre almeno in considerazione ogni domanda che gli faccio. Essendo molto colpita dalle sue lodevoli azioni (questa era una bugia, chiariamoci) gli diedi qualche suggerimento.

“Come viaggiare per il mondo, o andare a fare shopping, o confessarti a qualcuno che hai sempre amato, ci sono un sacco di cose che potresti dire.”

“Ho sicuramente quella sensazione di non voler partire con dei rimpianti, ma… in realtà, potrei non fare nulla.”

“Non faresti niente?”

Non mi aspettavo quella risposta. Mi chiedo se stesse solo cercando di dire qualcosa di diverso per attirare l’attenzione. Odio quel tipo di mentalità di voler sempre mostrare il proprio fascino con passione ardente, così avevo tagliato subito corto:

“Non significa semplicemente che hai rinunciato a tutto? Che se tutto quello che ti rimane è un anno, allora non importa quello che fai perché è tutto inutile? Che sei caduto nella disperazione più totale? Sei davvero troppo cosciente di te stesso.”

“Non è quello che voglio dire. Tipo, quando sei vivo è tutto un ‘devi fare questo e quello’, quindi finché sei vivo ci saranno sempre delle attività che non puoi evitare.”

“Attività. Vuoi dire lavorare?”

“Non solo lavoro, anche ‘giocare’ o ‘riposare’ sono attività che devi fare per vivere. Per vivere domani devi mangiare un buon pasto e dormire bene, ma se mi rimanesse solo un anno di vita sarei libero da ogni tipo di responsabilità.”

“Mmh.”

Alla fine non c’è molta differenza tra il cadere nello sconforto e l’arrendersi, secondo me. Questo è quello che direi io, ma non aveva tutti i torti. E anche un viaggio di mille miglia deve partire da un punto. E come ha detto lui, essere in grado di non fare nulla potrebbe essere il più grande lusso per un organismo. Inseguire i propri sogni. Cercare la speranza. Puntare ai propri obiettivi. Questi potrebbero sembrare esempi belli e positivi di autorealizzazione, ma tutti richiedono in cambio un bel po’ di duro lavoro e sforzo.

In effetti, a causa del poco tempo che rimane nella tua vita, non dovresti viaggiare per il mondo, non dovresti fare shopping sfrenato, non dovresti confessarti a quella persona che hai sempre amato. Questa linea di pensiero potrebbe giustificare qualche considerazione.

“Finché siamo vivi, dobbiamo cercare di procurarci la maggior quantità di piacere possibile, quindi, non sarebbe bello essere liberi da questo vincolo sulla nostra vita almeno alla fine? Non sarebbe bello non dover fare tutte le cose che vogliamo? Dopo un po’ ci si stanca. Ci si stanca di dover godere sempre di ogni momento della propria vita in questo mondo.

Sicuramente parlava come se sapesse tutto quello che c’è da sapere. Ma è da lui dire così, con tutte le morti che ha vissuto.

Mi ha un po’ riscaldato il cuore.

“A proposito, Hachikuji. So che hai detto che questa mattina avremmo parlato di qualcosa di ‘blu’ invece che di qualcosa di ‘rosso’, ma se stiamo parlando di Anne of Green Gables non sarebbe più corretto dire ‘verde’?”

Nota: Anne of Green Gables è il titolo originale.

Disse la persona che si scusò di essere un cattivo studente.

Mi ero sentita come se quella sensazione di calore dentro di me non fosse servita a niente.

“E poi, anche se in giapponese a volte usiamo la parola ‘blu’ invece di ‘verde’, alla fine si tratta della stessa cosa. Penso che dovresti scusarti e correggerti.”

Nota: In giapponese, tradizionalmente non si fa distinzione tra le parole “blu” e “verde”, e si usa per entrambi la parola “Ao”. La parola “Midori” è usata specificatamente per indicare il verde, ma non sempre (il verde del semaforo e delle piante è Ao, la vernice verde è Midori).

Volevo prenderlo a pugni.

“Dai… non è un grosso problema in realtà, si potrebbe dire che il futuro di una azienda sembra ‘nero’ se è ‘in rosso’. Sei sempre così, ti agiti per i piccoli dettagli, 1/f Yuragi-san.”

“Non parlare di qualcuno come se fosse un’onda curativa. Scusati e correggi anche questo. Il mio nome è Araragi.”

Nota: Scrivendo Yuragi lo si può leggere come Araragi, mentre “1/f Yuragi”, “Rumore 1/f” o “Rumore rosa” è pubblicizzato dalle aziende giapponesi di elettrodomestici come avente effetti rilassanti.

E quindi…

Immagino che ti farò vivere ancora per un po’, o un bel po’, per farti godere la vita senza lamentarti. Così io, Hachikuji Mayoi, pregai che tu Araragi abbia una lunga vita, poi tornai al nostro solito battibecco.

“Scusa, ho incespicato.”

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